I trattamenti di trucco permanente o PMU (Permanent Make-Up) riguardano sopracciglia, occhi e labbra. Derivano direttamente dall’antica arte del tatuaggio, un’arte che l’uomo ha usato dalla notte dei tempi per abbellire il corpo o evidenziare l’appartenenza ad una tribù o ad una casta. Quest’arte era diffusa in culture e continenti diversi. Nei primordi veniva realizzata attraverso delle piccole lacerazioni create per facilitare l’introduzione di pigmenti. Questi venivano ottenuti dalle piante .
Da Tatau a Tattoo
La parola tatuaggio deriva dal polinesiano “tatau” che letteralmente significa battere o marchiare e indica il picchiettare del legnetto sull’ago per bucare la pelle. L’introduzione di questo termine polinesiano è attribuita al capitano James Cook che nel suo diario descriveva la tecnica del tatuare degli indigeni polinesiani. Da tatau quindi nacque la parola inglese tattoo
Tatuaggi di oltre seimila anni
Scavi archeologici hanno riportato alla luce in tutto il mondo resti di uomini e donne tatuati vissuti fino a 6000 anni fa. Appartenevano a popolazioni sudamericane, nordamericane, eschimesi, siberiane, cinesi, egiziane e anche italiane. Alcuni dei primi disegni sulla pelle sono stati ritrovati sulla mummia più antica e meglio conservata della storia. Si tratta di Ötzi, detta anche Mummia del Similaun, ritrovata nel 1991 al confine tra Italia e Austria. Il suo corpo risalente a più di 5000 anni fa, presenta sulla pelle ben 61 tatuaggi!
Egizi e Celti
Fra le culture più vicine a noi risultano famose le incisioni o tatuaggi degli Egizi e dei Celti. I soggetti tatuati erano per lo più legati al mondo animale. Simboleggiavano il coraggio e l’audacia di chi li portava. La realizzazione di questi primi tatuaggi comportava la sopportazione di un dolore non indifferente per un tempo non proprio ridotto. Il tatuaggio divenne simbolo e messaggio della forza e della sopportazione dell’individuo che lo portava. Tanto più era grande ed invadente il tatuaggio, tanto più il soggetto incuteva una sorta di timore e rispetto alla sola vista.
Dalla Cina le prime sopracciglia
I primi lavori di trucco permanente, risalgono a qualche secolo fa, in Cina. Qui venivano realizzati i primi trattamenti alle sopracciglia, attraverso rudimentali utensili formati da aghi fissati ad una bacchetta. Questa a sua volta si immergeva nel pigmento e con essa si picchiettava ritmicamente la cute, al fine di ottenere il risultato desiderato. Fatto di linee grossolane e riempimenti imprecisi. Un metodo elementare e rudimentale praticato esclusivamente per migliorare la carenza di peli del sopracciglio ma che ha significato molto nel settore del trucco permanente moderno.
Questa metodologia ebbe una discreta espansione specialmente nel continente Asiatico, ma la semplicità degli attrezzi rendeva difficile una pratica che prevedeva tempi di realizzazione molto lunghi e la sopportazione di un dolore considerevole.
Con il passare del tempo sempre più artisti cominciarono a sperimentare nuove strade, rivolgendo la loro attenzione a trattamenti per gli occhi e la bocca. A metà degli anni 80 si arrivò a concepire la necessità di motorizzare la pratica, sembrerebbe in Taiwan, utilizzando il principio della macchina del tatuaggio, si realizzò la prima macchina professionale dedicata al tatuaggio delle sopracciglia. La macchina era abbastanza rudimentalmente paragonata a quelle di oggi. Montava l’ago ad una punta che veniva inserito con la sola pressione delle dita. Funzionava con un motoreche faceva girare una ruota dotata di un perno eccentrico che trasformava il movimento da rotatorio verticale su e giù.
L’invenzione della macchina ridusse il tempo necessario per la realizzazione del trattamento e grazie all’alta velocità del motore, ridusse notevolmente il dolore da subire durante il trattamento.
Il PMU in Europa grazie a Carol Franch
In Europa comunque il trucco permanente arrivò a metà degli anni 80 grazie all’estetista Carole Frank. Durante uno dei suoi numerosi viaggi in Oriente rimase colpita dal vedere che le attrici di teatro, invece di applicare giornalmente il make-up classico necessario in scena, lo avevano sostituito con un trucco tatuato sul volto. Fu l’inizio di un’era che si evolveva e continua ad evolversi rapidissimamente. In Italia la prima ditta che commercializzò il trucco permanete fu la Di-Bi. Non ebbe il successo che meritava l’intuizione perché mancanze legislative, di scuole di formazione adeguate, la paura di entrare in un campo non di dichiarata pertinenza estetica ne frenarono la crescita. Nasceva però l’era del vero trucco permanente ora rivolto a Sopracciglia, Eyeliner e bocca.
Relativamente più giovane la messa a punto del MICROBLADING. Una tecnica realizzata sin dall’antichità con lame e macro-pigmenti risultando poco precisa e con pigmenti che avevano migrazioni importanti. Questo finché il signor David Gnel di Pechino realizzò una penna che montava una sorta di lama composta da più aghi messi a pettine, che consentivano viste le ridotte dimensioni di realizzare linee sottili che imitassero i veri peli sopraccigliari.Nel 2014 con Branko Babic il MICROBLADING diviene il trattamento principe del trucco permanente.
Da aghi a moduli
I primi manipoli prevedevano l’inserimento dell’ago mediante una piccola pressione che sospingeva l’ago in un’asta in plastica. Quest’asta era tagliata a metà nella sua lunghezza e veniva tenuta unita da una guaina elastica che aveva la funzione di consentire l’ingresso dell’ago e tenerlo poi fermo al suo interno. L’asta andava avanti e indietro in modo rudimentale sospinta da un motorino che aveva un eccentrico che trasformare il movimento da rotatorio a verticale su e giu. Una piccolissima spugnetta intorno a questa asta aveva la funzione di impedire l’accesso dei liquidi al motore. La regolazione dell’ago anch’essa molto grossolana avveniva tramite una sorta di beccuccio che veniva regolato avanti o indietro con molta approssimazione. I primi aghi erano addirittura in confezioni da 50’ pezzi non sterili tutti contenuti in un piccolo barattolino in plastica. In un secondo momento gli aghi furono commercializzati in confezione singola sterili.
Moduli
In realtà il MODULO a cartuccia (erroneamente chiamato ago) è uno strumento altamente performante che include ago, serbatoio, membrane di protezione tra modulo e manipolo e molla di ritorno che consente all’ago di realizzare il movimento su e giù e controllare al contempo le vibrazioni trasmette dal micromotore presente nel manipolo (HandPiece) Sterili in confezione monouso risultano facilissimi da inserire nel manipolo senza dover entrare in contatto con le mani.
Dermografi
I DERMOGRAFI sono tutti gli apparecchi o atti a scrivere sulla pelle mediante aghi che procurano l’introduzione di pigmenti.
Il capostipite della macchina per tatuaggi è stata la penna elettrica inventata da Thomas Edison e brevettata nel 1876, progettata per la duplicazione di documenti, venne modificata nel 1891 per introdurre inchiostro nella pelle da Samuel O’Reilly.
Questa macchina per tatuaggi si basava su una tecnologia a movimenti rotatori, diversamente da quelle moderne. La prima macchina per tatuaggi a elettromagneti venne brevettata da Thomas Riley in Inghilterra, a distanza di soli venti giorni dal brevetto di Samuel O’Reilly.
Un’ulteriore modifica venne attuata da Alfred Charles South che aggiunse una seconda bobina al meccanismo. Lo strumento così ottenuto era estremamente pesante e per renderlo più maneggevole veniva spesso applicata una molla che lo collegava al soffitto, scaricandovi parte del peso. Le macchine per tatuaggi più moderne rendono possibile controllare la profondità della penetrazione dell’ago, la velocità e la forza di applicazione permettendo grande precisione.
Arrivano le bobine
Le macchine per tatuaggi moderne utilizzano un sistema di bobine elettromagnetiche che determinano un movimento lineare di una barra metallica. Al termine di questa sono posti uno o più aghi che penetrando la pelle lasciano i pigmenti nel derma, uno strato sottostante l’epidermide, non soggetto a continui ricambi di cellule, che causerebbero il deteriorarsi del tatuaggio in un breve lasso di tempo.
In sintesi, delle Elettrocalamite attirano e rilasciano velocemente un’asta nella quale sono saldati degli aghi che quindi vanno avanti e indietro e penetrano nella pelle sospingendo i Pigmenti precedentemente imbibiti.
La velocità con la quale gli aghi penetrano la pelle è di circa 50 penetrazioni al secondo. Questo tipo di dermografo viene usato prevalentemente per tatuaggio da BodyArt , risulta più potente e veloce del dermografo ROTATIVO usato prevalentemente nel trucco permanente.
L’importanza della regolazione dell’ago
Negli ultimi anni si è vista l’introduzione della macchinetta elettronica digitale che si differenzia notevolmente da quelle che si usavano agli albori del trucco permanente che presentavano un corpo macchina in plastica, non offrivano la possibilità di variare la velocità e consentivano una regolazione molto approssimativa dell’escursione dell’ago, usavano aghi semplici introdotti manualmente con scarsa possibilità di cura della sterilità dello stesso.
Le macchine vecchie praticamente non offrivano la possibilità di sterilizzazione ma neppure di pulizia ordinaria delle parti che la componevano non potevano essere smontate, il loro assemblaggio era determinato dall’incollaggio delle diverse parti.
I manipoli attuali hanno un corpo in alluminio leggero che ha una consistenza ed un peso diverso da quello in plastica e che offre stabilità e facilità di conduzione ma soprattutto presentano la possibilità di regolazione dell’escursione dell’ago in maniera micrometrica.
Manipoli PHI
PhiAcademy, ha il titolo di accademia più grande e qualificata del settore e tutte le componenti dell’accademia sono di qualità assoluta, dai Master, ai pigmenti, ai manipoli e ad ogni supporto lavorativo.
I manipoli hanno motori di tecnologia tedesca e la parte strutturale ed elettronica Koreana.
Caratteristiche principali di questi manipoli sono la grande affidabilità con performance di livello ad un prezzo abbordabile e vantaggioso. Lavorano a bassissima potenza e sono alimentati da piccoli trasformatori con due metri di cavo collegato nella testa del manipolo per favorire la maggiore manovrabilità possibile.
Caratteristica di questi manipoli la mancanza di una Station per la regolazione delle velocità che sono controllate facilmente con comandi presenti nella testa del manipolo stesso.